martedì 22 marzo 2016

Arriva la Controrivouzione Colorata

Alex Podesta
Se Sun Tsu fosse stato il co-autore di un trattato sull’arte dello sport assieme a Capitan Obvious, una citazione da quel fondamentale lavoro reciterebbe come segue:
Se la tua squadra insiste a fare una partita in attacco e continua a perdere, alla fine si troverà a giocare una partita in difesa, e finirà per perdere anche quella.
Ovvio, no? La squadra che ho in mente è quella del regime di Washington, infestata di neocon, che al momento è odiata quasi universalmente, sia negli USA che al di fuori dei loro confini, e la partita in attacco è quella che è stata giocata dal Sindacato delle Rivoluzioni Colorate, con George Soros a tenere i conti e a prendere le decisioni. Avendo perso terreno in tutto il mondo, adesso sta rivolgendo la sua attenzione a cercare di vincere in casa, cioè negli USA.

Dietro al regime di Washington si nasconde un gruppo di oligarchi transnazionali, tra cui alcune delle persone più ricche del mondo, e il gioco che fanno è il seguente:

  1. Caricare paesi in giro per il mondo di debiti non ripagabili, la maggior parte dei quali vengono rubati non appena viene elargita, lasciando alla popolazione il perpetuo fardello dei termini onerosi di rimborso. Questo in passato veniva fatto dagli USA agli altri paesi in tutto il pianeta; più recentemente si è passato a farlo agli stessi Stati Uniti.
  2. Questo gioco finisce per provocare ribellioni, e ci si aspetta che i ben foraggiati leader nazionali dei paesi ribelli mettano fine alle sollevazioni utilizzando tutti i mezzi necessari. Ma se non riescono a sopprimere la ribellione, o si schierano dalla parte dei rivoltosi, allora è necessario che si applichi loro il regime-change e vengano rimpiazzati da una leadership più servile, ed è a questo punto che entra in azione il Sindacato della Rivoluzione Colorata.
  3. La prima mossa è quella di organizzare un movimento giovanile di protesta “non violenta” (“non violenta” è tra virgolette perché bloccare le strade, impedire il commercio, sbarrare l’accesso agli edifici pubblici sono tutti atti violenti). Il suo obiettivo è di erodere i confini di quello che è permesso, fino al punto che legge e ordine vengono abbattuti e prendono il sopravvento il caos e i disordini. A questo punto la leadership oggetto del regime-change dovrebbe saltare su un aereo senza che se ne parli più. Ma se non dovessero farlo, il passo successivo nel programma è…
  4. Omicidi di massa. Si schierano i cecchini che uccidono indiscriminatamente un sacco di gente, mentre i media occidentali accusano delle morti il governo che è sul punto di essere rovesciato. A questo punto, la maggior parte dei leader nazionali, avvertendo di rischiare la vita, sceglie di fuggire. Questo è quanto è successo all’ucraino Yanukovich. Ma a volte, come è successo all’Egiziano Hosni Mubarak, semplicemente si ritirano in una residenza ben difesa al di fuori della capitale e aspettano che si calmino le acque. E a quel punto accade qualcosa di magico: la rivoluzione soffoca su se stessa. Si formano unità locali di autodifesa per proteggere i quartieri; da esse emerge un movimento partigiano che contrasta i tentativi stranieri di destabilizzare ulteriormente il paese; e, dopo grandi spargimenti di sangue, tornano legge e ordine assieme a un governo legittimo. Questo sarebbe potuto accadere in Egitto, non fosse stato per le macchinazioni dei traditori nello stesso governo Mubarak. Ma a questo punto c’è sempre…
  5. L’assassinio politico. Se gli omicidi di massa non funzionano, è il momento di schierare gli assassini ed eliminare fisicamente la leadership. E’ quello che si è visto in Libia. Come l’ha raccontata Hillary Clinton, parafrasando Giulio Cesare “Siamo venuti, abbiamo visto, lui è morto!” Attenta alle Idi di marzo, Hillary!
A questo punto, in genere si ammette che la Rivoluzione Colorata non è andata secondo i piani, e il regime di Washington inizia a fare del proprio meglio per fingere che lo sfortunato paese in questione non esista. Se qualcuno riesce ad oltrepassare i controlli ed è così temerario da far vedere che in realtà esiste, allora il punto è che non fa nulla, perché non riveste un interesse primario. Come ha appena sottolineato Obama [parafrasato da quello che scrive Jeffrey Goldberg per The Atlantic]: “L’Ucraina è un interesse vitale russo, non americano.” Una cosa del genere ha fatto sputare sulla propria stessa camicia uno Zbigniew Brzezinski. A dire il vero, devono esserci scenette molto divertenti quando le cose non vanno secondo i piani per il regime di Washington.

Recentemente, le cose sono andate di male in peggio per il Sindacato della Rivoluzione Colorata. Le ONG di George Soros, che sono state utilizzate per organizzare le Rivoluzioni Colorate, sono state buttate fuori dalla Russia e dalla Cina; la stupida “Rivoluzione degli Ombrelli” a Hong Kong non è andata da nessuna parte; la Russia ha utilizzato il budget destinato all’addestramento militare per soccorrere il governo in Siria, spazzare via l’ISIS e compagnia, e successivamente si è mossa per negoziare un compromesso politico. E quando Soros, in un impeto di rabbia, ha tentato di attaccare la valuta cinese, i Cinesi gli hanno riso in faccia e gliene hanno date tante, stampando moneta, finché non si è tirato indietro.
Non solo questo, ma le cose non sono andate così bene neanche al regime di Washington. Il falso duopolio Democratico/Repubblicano, che è stato utilizzato per simulare la democrazia e sviare l’attenzione dal fatto che tutto è stato realizzato secondo gli ordini di un mucchietto di oligarchi transnazionali, è in difficoltà: un barbaro è alle porte. Si chiama Donald Trump, ed ha avuto il regime sotto gli occhi per molti anni. Adesso si prepara al colpo di grazia.

Trump non è molto adatto allo scopo, ma il suo è un compito iper-facile. Come ho detto, il regime di Washington è odiato in ugual misura negli Stati Uniti come nel mondo, se non di più. Lo slogan di Trump “Facciamo l’America di nuovo grande!” potrebbe suonare eccessivamente ambizioso, ma che succederebbe se la sua promessa all’America fosse di essere di nuovo grande in una sola cosa, precisamente – sbarazzarsi dei membri del regime di Washington e dare loro tante botte in testa e sulla schiena, fino a spaccargliele? Sono abbastanza sicuro che lui ce la possa fare.

Inoltre, Trump non si impegna nemmeno ad essere così bravo, anche se certamente è bravissimo a far perdere la testa alla gente. Mi sono imbattuto in un commentatore che sputava i bla-bla proto new-age di Carl Jung, secondo cui Hitler sarebbe una reincarnazione del dio nordico Odino, e continuava affermando che Trump sarebbe l’incarnazione del fratello di Odino, Loki l’Imbroglione. Ma qui l’idea è molto più semplice: Trump è un condensato di Trump. Lui gode nell’essere se stesso, e le masse sudicie trovano ispirazione in questo perché sono stufe di sentirsi dire cosa pensare e come comportarsi da una manica di burattini incompetenti.

Infine, Trump riceve tantissimo aiuto dai suoi nemici. Tutto quello che devono fare per farlo vincere è continuare ad essere se stessi – dicendo cose politicamente e forse perfino fattualmente corrette, seguendo la linea del partito, differenziandosi con attenzione da Trump, ripetendo le liste di punti su cui vengono indottrinati dai think tank di Washington, e in genere continuando ad essere quanto di più inutile e noioso immaginabile. Così, tutto ciò che Trump deve fare per vincere è distinguersi da loro ed essere rude, grezzo, volgare, grossolano, antipatico, e sgangheratamente divertente. Potete immaginare da soli chi verrà scelto dalla gente – inutile e noioso o sgangheratamente divertente – o vi devo raccontare di nuovo la storia di Capitan Obvious?

Il regime di Washington, e gli oligarchi che lo sostengono e da cui traggono profitto, alla fine hanno mangiato la foglia, ed è per questo che si sono radunati per tentare di organizzare una Controrivoluzione Colorata che riesca ad arrestare Trump. Soros e gli altri oligarchi hanno iniziato a mettere soldi a palate per far partire la controrivoluzione prima ancora che inizi la rivoluzione di Trump. All’inizio sono riusciti nel loro intento, chiudendo la sede di un raduno di sostenitori di Trump a Chicago con l’aiuto dell’organizzazione moveon.org di Soros. Ma dubito che alla fine prevalgano. Sembra più probabile invece che provocheranno l’ascesa di un movimento partigiano.

Dovete capire che negli USA l’ostilità per il regime di Washington arriva a livelli molto profondi, con milioni di persone stufe di essere truffate dall’odiata burocrazia – nel governo, nella magistratura, nella sanità, nell’istruzione, nelle forze armate, nel sistema bancario… Odiano quelli che gli hanno tolto il lavoro per darlo a stranieri e immigrati. Quelli che hanno rubato i loro risparmi per la vecchiaia, rovinando il futuro dei loro figli. Odiano i tipi tronfi da università che continuano a dirgli cosa pensare e come parlare, facendoli sentire inadeguati semplicemente per essere quello che sono – Americani veri, razzisti, bigotti, chiusi di mente, provinciali, deliberatamente ignoranti, armati fino ai denti e orgogliosi di tutto questo. Il regime può chiedere veramente poche cose a queste persone, perché la risposta ad ogni possibile richiesta sarebbe “no, perché vi odiamo.”

E quando queste persone, che già ribollono d’odio, guardano al panorama politico, cosa vedono? Vedono i Democratici sostenere la candidatura della banchiera-clientelare-truffatrice Clinton, essendo l’unica alternativa il socialisteggiante “Io appartengo al governo USA e sono qui per dare una mano” Sanders, che sembra bloccato in una sorta di distorsione temporale ai tempi della Grande Società. (Forse esistono governi che prendono il socialismo per il verso giusto; il governo USA non sarà mai uno di quelli.)

Vedono anche l’establishment repubblicano, prima così pieno di sparate pseudorivoluzionarie, così spaventato da Trump che preferirebbe far vincere i democratici anziché sostenere il proprio candidato, e questo li riempie di rabbia e disgusto. Prendete tutto quest’odio ribollente, mischiatelo a parti di rabbia e disgusto, impastatelo, fatelo lievitare, e potete infornare una bella sollevazione popolare.

E una sollevazione popolare, o un movimento partigiano, è esattamente quello che ci vuole per sconfiggere il Sindacato della Rivoluzione Colorata. Vedete, le autorità ufficiali, siano la polizia, l’esercito, i servizi segreti o forze di sicurezza private, hanno dei limiti nelle cose che possono fare. Per certi versi, le loro mani sono legate: se violano legge e ordine per difendere legge e ordine, si ritrovano impigliate nell’autocontraddizione, e questo rende loro più difficile difenderle la volta successiva.

Mentre invece i partigiani possono fare tutto ciò che vogliono. Possono infiltrare il movimento di protesta, e commettere atti di violenza al fine di provocare l’autorità, facendola reagire con azioni perfettamente giustificabili. Possono agire in modo da disorientare, demoralizzare e frammentare i gruppi di protesta. Possono utilizzare i social media per smascherare i leader della Rivoluzione Colorata e chi li finanzia (che, per continuare ad essere efficace, deve nascondersi nell’ombra). Possono accordarsi con le autorità ufficiali e scambiare favori con informazioni.

Se la Rivoluzione Colorata mostra segnali di procedere verso l’attuazione delle tattiche del Massacro e dell’Assassinio Politico, possono formare delle unità di commando che facciano in modo che queste tattiche conducano a conseguenze estreme e non volute, vanificandole. E se tutto il resto fallisce, possono formare un movimento di guerriglia che per vincere, basta che non perda.

Se va tutto bene allora, a partire dall’anno successivo, decine di migliaia di operativi di Washington, assieme ai loro amici di varie industrie collegate alla politica, come quelle bancarie, della difesa, della sanità e dell’istruzione, sgombreranno verso una varietà di paesi con cui non esistono accordi di estradizione (che di sicuro risponderanno alzando i prezzi per ottenerne i passaporti) mentre altre migliaia inizieranno lunghi soggiorni nei penitenziari federali. E così la crisi sarà disinnescata.

E se invece non va bene, allora probabilmente vedremo una “situazione di peggioramento della sicurezza”. Quanto peggiorerà non lo sa nessuno, ma se siete uno dei pupazzi del regime di Washington, allora meglio che ve ne andiate per tempo, e che vi procuriate un secondo passaporto, prima che i prezzi salgano.

Tradotto in Italiano da Mario B. per SakerItalia.it e ClubOrlov